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La mia Africa. Sulla difficoltà di finire un libro


Titolo originale: Den afrikanske farm Autore: Karen Blixen Editore: Feltrinelli Pagine: 298 pagine Prezzo: 8,50 euro

Cari lettori, è giunto il momento di vuotare il sacco. Devo scrivere un post complicato che, so, potrebbe attirare delle critiche. Ho una confessione da farvi: ho odiato La mia Africa! Ebbene sì, non sono riuscita ad appassionarmi al racconto dettagliato delle avventure di Karen Blixen durante suo soggiorno nel continente nero agli inizi del secolo, così come ho fatto fatica a seguire il racconto antropologico delle tribù dei Masai e dei Kikuyu che abitavano il territorio in cui la Blixen aveva la sua fattoria con la piantagione di caffè.

Devo innanzitutto chiarire una cosa, ho visto più volte il film di Sydney Pollack con Meryl Streep e Robert Redford e l’ho amato dal primo momento. Pollack è uno dei miei registi preferiti e ha diretto alcuni dei film che ho amato di più. Pertanto quando mi sono accostata al libro è stato proprio grazie al film perché ero sicura, come mi è capitato tante volte, che il libro sarebbe stato anche meglio e che sicuramente avrebbe approfondito delle cose che nel film giustamente non era stato possibile inserire. Tecnicamente è così, il libro approfondisce molto di più rispetto al film ma lo fa soprattutto dal punto di vista del contesto. Infatti sembra di leggere un documentario in forma cartacea. Quello che mi aspettavo e che non ho avuto dal libro ma che è tuttavia presente nel film era l’emozione.

L’autrice, infatti, parla sempre per descrizioni e ci dà effettivamente la “sua” Africa, documentando come dicevo il mondo in cui vive ma di lei finiamo per dimenticarci nel corso della storia. Quello che non sono riuscita a capire è: cosa prova davvero Karen? È innamorata? È sposata? Come sono i suoi amici? Di tutto questo l’autrice non ci parla mai, ci lascia completamente fuori dai rapporti che ha con gli altri, ci parla di questo o quell’altro amico, dei suoi domestici ma non sappiamo fra queste persone cosa succede effettivamente.

Il libro si rivela essere purtroppo, una lunga serie di fatterelli e piccole avventure che le capitano negli anni in Africa, alternati alla descrizione dei paesaggi e delle abitudini delle tribù indigene con differenze dettagliate con i Kikuyu. Di se stessa l’autrice non ci dice nulla, il marito viene citato una volta sola e di passaggio, inoltre quello che dovrebbe essere il rapporto più importante che coltiva in Africa, quello con Denys Finch Hutton ( Redford nel film per capirci) viene raccontato superficialmente con frasi del tipo: “ e poi Denys veniva a pranzo alla fattoria e restavamo a parlare fino a notte fonda”, oppure: “Denys era fra quelli che visitavano spesso la mia fattoria e a volte si fermava a dormire”.

In pratica quello che dovrebbe essere l’incontro fatale della storia viene trattato di passaggio, come se nulla fosse. Visto l’intero capitolo che viene dedicato a questo personaggio alla fine del libro, quantomeno mi sarei aspettata un maggiore approfondimento del loro rapporto e del personaggio maschile che in qualche modo cambia la prospettiva alla protagonista. Invece non ho trovato nulla di tutto ciò. Sicuramente ero molto influenzata dal film che ha romanzato ed evidentemente rivoluzionato molto la storia dal momento che le dinamiche fra i personaggi, la loro personalità e la psicologia sono a noi più note nella pellicola che su carta.

Evidentemente le due volontà, quella della Blixen e quella di Pollack sono state differenti. Da parte mia esprimo una netta preferenza per il film.

Devo ammettere tuttavia che la lettura degli ultimi capitoli del libro mi hanno emozionata molto e sono stati quelli che mi hanno coinvolta di più e che salvo rispetto al resto dell’opera. Mi è capitato più volte, infatti, nel corso di questo libro, di vagare con la mente pensando ai fatti miei invece di essere assorbita dalla storia.

Mi è capitato di sentire la lettura di questo libro come un obbligo più che un piacere e la lettura non dovrebbe mai essere vissuta in questo modo.

Attendo un vostro parere, avete preferito anche voi il film o siete riuscite a farvi coinvolgere di più dal libro?

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