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Stoner. Un libro che ti conquista come quando ci si addormenta, piano piano e poi profondamente.


Titolo originale: Stoner Autore: John Williams Editore: Fazi Editore Pagine: 332 Prezzo: 15 euro

Stoner, di John Williams, è uno di quei libri che hanno avuto una storia difficile, un po' come i loro protagonisti. Pubblicato nel 1965 a quanto pare non ebbe un grande successo. Vendette, infatti, solo duemila copie. Ebbe una seconda occasione grazie alla casa editrice statunitense Vintage Classics nel 2003 e fu pubblicato di nuovo dal New York Review of Books Classics nel 2006. In Italia è stato pubblicato da Fazi editore nel 2012 e ristampato in una nuova edizione nel 2016. Il romanzo è diventato poi un best-seller grazie al passaparola dei lettori. Ed è così che sono venuta a conoscenza di questo romanzo e ho deciso di conoscere anch'io la verità sul suo protagonista William Stoner.

Innanzitutto devo dire che dedico questo articolo a un amico che ha amato molto Stoner e che mi consiglia sempre di lasciarmi andare alle sensazioni e alle emozioni, nella lettura come nella visione dei film. Mi ha sempre "accusata" di ricercare la legittimazione culturale in tutte le cose, che se un libro o un film non hanno un senso logico o qualcosa di sensazionale da dire non meritano la mia attenzione. In effetti devo confessare questo mio difetto. E' vero vostro onore cerco sempre di trovare il senso delle cose, disseziono tutto, ne analizzo le singole parti fino allo sfinimento finché io stessa non ricordo più perché ho cominciato.

Si hai capito, sto parlando proprio di te, sarai felice di questa mia ammissione pubblica.

Ma torniamo al nostro romanzo, Stoner appunto non ha nulla di sensazionale da dire perché si limita a raccontare la vita ordinaria e spesso monotona di un uomo, William Stoner appunto, dalla sua iscrizione all'università nel 1910 fino alla morte nel 1956. Punto. Il libro non fa altro, se non immergerci poco alla volta in questa semplice vita.

Devo fare un'altra confessione, all'inizio per tutta la prima parte del romanzo mi sono annoiata molto. Non sono proprio riuscita a lasciarmi trasportare dalla storia. E sapere che la maggior parte dei lettori è impazzita per il romanzo mi ha fatto provare un senso di frustrazione difficile da superare. Certo, so bene che ogni persona è un mondo a sé e che spesso i libri che leggiamo sono filtrati dal nostro stato d'animo del periodo e dalle vicende che stiamo vivendo in quel periodo. Per cui posso pensare che in effetti Stoner è arrivato in un momento in cui avevo bisogno di leggere qualcosa di sorprendente, oppure per contro, in un momento in cui una storia come questa mi avrebbe fatto bene. Un momento della mia vita segnato ormai da troppo tempo dall'incertezza che aveva bisogno di qualcosa di lineare e in un certo senso rassicurante come questo romanzo.

William Stoner è un giovane ragazzo di campagna che su consiglio dei genitori si iscrive all'Università di Columbia alla facoltà di agraria e durante il corso obbligatorio di letteratura inglese viene illuminato sulla via di Damasco e capisce di voler studiare letteratura e lasciare per sempre i campi. Il passaggio all'insegnamento sarà qualcosa di naturale e inevitabile, Stoner vivrà il suo primo amore, quello con i libri che proseguirà a fasi alterne per tutta la sua vita. Incontrerà una ragazza poco dopo la Prima Guerra Mondiale alla quale decide di non partecipare, Edith, la donna che sposerà. Eidth si rivelerà essere in realtà la sua prima nemesi, il primo vero antagonista che gli rovinerà la vita probabilmente per sempre. Il secondo incontro fatale avverrà con la seconda nemesi, Lomax, un docente zoppo e diabolico che lo punirà per aver bocciato all'esame di dottorato un suo pupillo. Questo evento apparentemente insignificante cambierà il corso della carriera di Stoner. Ma i momenti di gioia, come spesso accade nella vita, non mancheranno. Stoner avrà una figlia da Edith, la creatura verso cui riverserà tutto l'amore che non è riuscito a dare alla moglie. In questo meccanismo malato che può derivare solo dai sentimenti calpestati e stanchi di una coppia che non funziona, riconosco qualcosa del personaggio di Rhett Butler di Via col vento che vede in sua figlia Diletta l'amata Rossella ormai incattivita dalla guerra.

Un altro momento di gioia, quello davvero romantico nella vita di Stoner, sarà l'incontro con una giovane insegnante, Katherine Driscoll, il vero amore della sua vita, quello che gli farà scoprire la gioia di vivere, il sesso basato sul sentimento e la complicità che non avrebbe mai trovato con Edith.

Ma come recita anche la legge di Murphy, se qualcosa può andare storto, andrà storto. Perché come tutti noi, anche Stoner ha quelle persone che lo detestano al punto da sentirsi soddisfatte solo quando lui sarà caduto. Ma Stoner è solido come una roccia, proprio come il suo nome vuole che sia e va avanti per la propria strada facendo sempre ciò che ritiene giusto.

Di questa vita narrata con tanta grazia e semplicità, ma allo stesso tempo in modo sublime, sono stati due i personaggi che mi hanno colpito di più. Il primo è Walker, lo studente storpio e zoppo che Stoner decide bocciare perché non preparato a sufficienza. Questo personaggio ha qualcosa di inquietante nell'atteggiamento e nei modi. La descrizione dettagliata delle movenze e della sua disabilità gli danno un'aria diabolica e allo stesso tempo mi ha ricordato qualcosa del Riccardo III di William Shakespeare. Dopo la lettura del romanzo ditemi se mi sbaglio e cosa ne pensate di questo personaggio.

Il secondo personaggio, su cui si potrebbe scrivere un articolo a parte è proprio la moglie di Stoner, Edith. Una novella madame Bovary che, come il celebre personaggio di Flaubert, vorrebbe vivere una vita al di sopra delle proprie possibilità ma purtroppo il marito non le può dare quello che desidera.

Non intendo descrivere oltre i rapporti fra questi personaggi, lascerò che siate voi a scoprirli. Vi basti sapere che la cosa più interessante del romanzo sono proprio le relazioni fra di loro e il modo in cui Stoner procede nella vita continuando a resistere alle avversità. Perché la vita quest'uomo è una resistenza, e alla fine del romanzo sentiamo William Stoner e le sue ordinarie avventure sotto pelle, al punto da sentirle parte di noi.

L'arrivo di questo o quel personaggio segna i colpi di scena e i punti di svolta della storia rendendo straordinario l'ordinario.

Mi piace concludere questo articolo con il pezzo che ho amato di più e che descrive perfettamente quello che ho provato con questo libro.

" A quarantatré anni compiuti, William Stoner apprese ciò che altri, ben più giovani di lui, avevano imparato prima: che la persona che amiamo da subito non è quella che amiamo per davvero e che l'amore non è una fine ma un processo attraverso il quale una persona tenta di conoscerne un'altra".

VOTO FINALE:

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