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Madame Bovary


Fabbri editori. coll. I grandi classici della letteratura straniera. Pubblicato il 24 dicembre 1996. Traduzione e note di Giuseppe Achille

Giorni fa mi sono imbattuta in un vecchio libro che probabilmente risale ai tempi in cui mia madre studiava e io ero solo un vago pensiero. Questa vecchia edizione facente parte di una di quelle collane che un tempo uscivano sui quotidiani riserva, come spesso succede, una piacevole sorpresa. Uno dei romanzi più belli che abbia mai letto. Una di quelle storie fatte di personaggi, di anime, da cui ci si deve solo lasciare trascinare. L'autore è un certo Flaubert, un francese, e si sa... i francesi hanno sempre una marcia in più nel raccontare le storie. Anche con i film. Ma non mi dilungo troppo. Vi lascio alla recensione. Chissà che non vi venga in mente di leggerlo!

Correva l’anno 1856, quando da qualche parte a Parigi, veniva data alle stampe la prima edizione originale di un romanzo che avrebbe fatto scuola nella storia della letteratura, ma che si potrebbe definire didattico in generale, sia per lo stile della scrittura con le descrizioni molto dettagliate, che per il discorso del linguaggio e del rapporto fra personaggi e contesto. Si tratta di Madame Bovary di Gustave Flaubert, uno dei primi romanzi oggetto della censura. L’opera appena pubblicata, fu messa sotto inchiesta per “oltraggio alla morale”. Dopo un anno le accuse caddero e il 7 febbraio del 1857 divenne un best seller. Oggi è considerato un grande classico, non tanto per la materia narrata, che a un lettore moderno potrebbe apparire banale, quanto per i temi, molto attuali per l’epoca, ma forse precursori di una mentalità più aperta, quella di Flaubert, la cui penna diffonde nel romanzo critiche pungenti alla società borghese dell’epoca e all’incomunicabilità delle persone. La prima cosa che salta all’occhio, infatti, è l’uso della parola da parte dei personaggi come una maschera per coprire la verità. Nulla di quello che viene detto è spontaneo e veritiero, ma cela sempre qualcosa di più profondo. Simbolicamente qui il tema dell’adulterio descrive bene l’ipocrisia di una società nuova, la borghesia, che al tempo stava emergendo sempre più come nuova classe sociale. Del resto anche in Italia Pirandello avrebbe parlato dell’incomprensione fra gli individui affermando l’esistenza di molteplici identità, e della non corrispondenza fra ciò che si dice e ciò che si pensa. La borghesia, che Flaubert mostra di non apprezzare attraverso i suoi personaggi, è effettivamente caratterizzata dal non detto. La storia del romanzo, come si evince dal titolo, gira intorno alle vicende di Emma Bovary, una giovane ragazza di campagna che sposa Charles Bovary. Ne vediamo tutto il percorso, da quando conosce suo marito fino al declino. Il viaggio di Emma nella vita matrimoniale, che si rivela molto noiosa per lei, si potrebbe definire di “distruzione” più che di formazione. Ben presto infatti, la signora Bovary scopre di essere stata precipitosa nello sposare un uomo che dopo il “si” le si rivela come estremamente mediocre, noioso e banale in gran parte delle cose che fa. Dal momento in cui Emma prende coscienza di ciò inizia la menzogna. Emma è imbevuta di cultura tardo romantica e vorrebbe vivere come le eroine dei romanzi che tanto ama e che ha sempre letto; cerca l’avventura ma si ritrova in una normale vita piccolo borghese che la rende insoddisfatta. Nonostante questo, la signora Bovary vive al di sopra dei propri mezzi acquistando presso un mercante, che si rivelerà essere uno strozzino, abiti, stoffe e accessori di ogni tipo. Unitamente a questo atteggiamento da donna benestante, i suoi vagheggiamenti romantici vengono ben presto soddisfatti nelle avventure adulterine che si concede come valvola di sfogo e unico momento della sua vita in cui agisce secondo il proprio volere. La figura della donna, infatti, viene tratteggiata da Flaubert come effettivamente si presentava nell’Ottocento, sottomessa, dipendente sostanzialmente dal marito e per nulla emancipata. Questo problema dell’emancipazione viene espresso verbalmente dalla stessa Emma che spera di dare alla luce un maschio potendo, attraverso questo, emanciparsi dalla sua condizione di inferiorità. La giovane donna darà, invece, alla luce una bambina, la piccola Berta, di cui si curerà poco. La piccola è in effetti una figura che aleggia sullo sfondo della vicenda, senza mai avere un ruolo importante. Sarà lei la principale vittima delle azioni di sua madre, insieme a Charles. Ci sono dei momenti i cui Flaubert è poco clemente con la protagonista, come se la guardasse egli stesso dall’alto in basso, non si fa scrupolo di tratteggiarla come una sprovveduta, viziata e infantile, ma poi bilancia questi aspetti con dei momenti di umanità da parte sua che per esempio non hanno gli altri personaggi molto borghesi, dalla mentalità provinciale, ma soprattutto egoisti. Per quanto riguarda il personaggio del mite Charles, questi è molto devoto alla moglie e in effetti il vero succube è lui, concedendole più di quanto possa permettersi e lasciandole gestire le finanze.

È da sottolineare il fatto che nonostante la protagonista sia Emma, nella struttura del romanzo, questa compare solo nel secondo capitolo, dopo un lungo ed esaustivo preambolo sulla vita di Carlo e sulla sua formazione fino al momento in cui conosce la giovane ragazza figlia del signor Rouault suo paziente. Veniamo a sapere, infatti, che Charles è un ufficiale sanitario, ma che non eccelle molto nel suo lavoro. Questa introduzione al personaggio di Charles è completa di dettagli che, oggi, potrebbero sembrare superflui, ma che servono a inquadrare una figura che dal secondo capitolo in poi sarà completamente fagocitata dalla figura femminile che dominerà il romanzo, ma allo stesso tempo non si può comprendere l’una senza l’altro. Il motore che fa scattare l’avventura di Emma è proprio il marito ed è quindi necessario per il lettore conoscerne le sfumature attraverso la descrizione di Flaubert, prima che questo venga rappresentato attraverso gli sguardi di disprezzo di sua moglie.

Il romanzo di Flaubert svela tutte le caratteristiche del genere realista di cui si farà capostipite, prendendo le mosse da una cronaca del tempo e attraversando un contesto socio culturale che pone lo specchio della critica sulle contraddizioni di una classe sociale. In questo senso il realismo è ulteriormente accentuato dalle minuziose descrizioni dell’ambientazione e dei personaggi che fra loro mostrano di avere rapporti per lo più superficiali. Gli stessi due amanti di Emma, Rodolfo e Léon, persi gli entusiasmi iniziali perdono interesse per la ragazza. In effetti gli unici personaggi empatici sono propri Emma e Charles. Questi in particolare è il buono per eccellenza, non dubita della moglie neppure di fronte all’evidenza. Quando finalmente aprirà gli occhi, sarà lì che la sua vita finirà tragicamente.

Nella storia aleggia un forte senso di superficialità, e in questo Flaubert è crudele perché non risparmia di porre l’attenzione, come si è detto, sulle velleità di una classe opportunista e egoista. La modernità della scrittura di Flaubert sta anche nel fatto di ergere a protagonista della storia una donna sostanzialmente stupida, ingenua, viziata e negativa per la propria famiglia, vittima degli eventi che lei stessa provoca. Ebbene un personaggio così come protagonista di una vicenda, alla quale difficilmente ci si affeziona è il motore della storia, quando secondo il modello classico la figura del protagonista è l’opposto e quindi sarebbe stato più ovvio che Charles fosse l’eroe, ma noi lettori contemporanei sappiamo oggi, più dei nostri predecessori, che i personaggi più interessanti sono gli anti-eroi, coloro che sono caratterizzati da molte sfumature, proprio come Emma.

VOTO FINALE:

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