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Le notti bianche


Avete presente quando incontrate una persona davvero interessante? Così interessante che sembra uscita dai vostri sogni più audaci? Ecco, provate a immaginarla adesso, riuscite a vederla? Dev’essere una sensazione fantastica, vi sembra reale, ce l’avete proprio lì a portata di mano. Bene ora che abbiamo sognato, torniamo alla realtà, di solito quando si incontrano persone così speciali al novanta per cento c’è qualche intoppo. Quasi sempre questo intoppo riguarda il passato di queste persone e di quel passato, in particolar modo, la loro vita sentimentale e noi siamo subito friendzonati.

Eh si, purtroppo ci siamo passati tutti e non è colpa dei tempi, queste cose accadevano anche nell’ottocento, solo che il termine tecnico era un altro. Uno dei massimi esperti nella friendzone ai tempi era Fedor Dostoevskij, così spesso friendzonato da definirsi “idiota” a volte. Pensate che un giorno, passeggiando di notte per le strade di Pietroburgo si imbatté in una creatura quasi eterea, una giovane ragazza che vagava come lui nella notte, immersa nella solitudine. Il giovane ne fu innamorato dal primo momento, ma fin da subito lei rivelò il suo tormento. La ragazza aspettava da un anno, un altro uomo. Ogni notte vagava per la città sperando di ritrovarlo. Il romanzo che racconta questa storia si chiama Le notti bianche e narra di queste quattro notti, in bianco appunto, che i due giovani trascorrono condividendo ciascuno la propria solitudine con l’altro.

Non sappiamo se quest’avventura sia accaduta davvero all’autore ma sappiamo certamente che c’è molto del protagonista, il sognatore, in Dostoevskij.

Tutta la storia è immersa in una dimensione onirica, questo giovane esprime fin da subito, nel suo vagare, la figura del flaneur, il viaggiatore solitario, quella figura anonima nella folla eppure così ben distinta perché non immersa davvero nel contesto, nella realtà. Il protagonista ce lo dice fin da subito, è un sognatore, uno che non sente di appartenere al mondo in cui vive. Vaga per le strade della città senza meta. L’autore ha scelto il contesto ideale per raccontare questa storia di amore/amicizia, una Pietroburgo deserta, fredda e silenziosa che ascolta il sussurrare dei due protagonisti, un giovane che ritrova il contatto con la realtà nell’innamoramento per la ragazza e quest’ultima che soffre l’attesa interminabile del ritorno del vero amore.

Non credo si possa procedere nella vita ( e capire la friendzone di oggi!) se non si legge questo racconto che chiude le opere giovanili di Dostoevskij. Perché si sa, se ci innamoriamo di una persona irrisolta, con delle faccende in sospeso, inevitabilmente ci ritroveremo a vagare nel nulla, risucchiati dai nostri sogni e troppo distaccati dalla realtà, destinati a girare a vuoto per sempre, proprio come il giovane protagonista delle notti bianche, che non dorme perché è sveglio nei propri sogni.

VOTO FINALE:

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